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Beata Maria Gabriella Sagheddu

Milan Refugees - Thu, 23/04/2015 - 07:38

Beata Maria Gabriella Sagheddu

Monaca Professa dell'ordine dei Cisterciensi Riformati (Trappista)

  M aria Gabriella Sagheddu nasce a Dorgali, in Sarde­gna, il 17 marzo 1914, da Marcantonio Sagheddu, pastore, e Caterina Cucca. Era la quinta di otto figli di una famiglia modesta, ma ricca di fede. Al battesimo, il 22 marzo 1914, ricevette il nome di Maria.   A cinque anni perse il padre e fu poi educata dalla madre ad una vita solida e cristiana. Verso i dieci anni fece la Prima Comunione e il 31 maggio 1931 fu ammessa alla Cresima. Di carattere generoso, volitivo, talvolta ribel­le, irascibile e prepotente, nell'adolescenza si mostrò piuttosto indifferente nelle pratiche religiose. A quindici anni si registrò un primo cambiamento nella sua vita; divenne più seria e riflessiva. A diciotto anni ebbe infine una svolta radicale. La morte di una sorella poco più giovane di lei la spinse ad un ripensamento interiore che segnò l'inizio deciso d'una profonda trasfor­mazione spirituale. La fede per lei divenne motivo di vita, anzi, la vita. La preghiera privata e pubblica e la carità fattiva ne erano i segni più evidenti. Si iscrisse, in parrocchia, all'Associazione della Gioventù Femminile di Azio­ne Cattolica, vivendone l'impegno con fedeltà e convinzione e assumendo il ministero della catechesi.   A ventun'anni maturò il desi­derio di consacrarsi definitivamente a Dio. Il direttore spirituale,  don Basilio Meoni, allora vicepar­roco di Dorgali, la indirizzò al Monastero delle Trappiste di Grottaferrata. Maria, che aveva detto al suo confessore: “Mi mandi dove vuole! ”, accettò l'indicazione con riconoscenza.   L'ingresso nel monastero di Grottaferrata avvenne il 30 settembre 1935. Qui, alla scuola di due religiose eccezionali, la badessa Maria Pia Gullini, e la Maestra delle Novizie, Tecla Fontana, mite ed angelica, Maria si lasciò pla­smare con docilità assoluta, abbracciando la regola delle Trappiste che com­portava una clausura strettissima, un silenzio rigoroso, un lavoro duro e un'austerità di vita orientata all'ideale monastico: rendere la religiosa coscien­te della presenza che trasforma, capace di ascoltare la parola e di accogliere in se l'azione dello Spirito Santo attraverso la purificazione interiore.   Il 13 aprile 1936 vestì l'abito religioso col nome di suor Maria Gabriella. Fece con fedeltà generosa la nuova esperienza monastica, col profondo desiderio di arrivare sana e sicura ai voti. Perciò aveva pregato Signore: “Tutto, o Gesù, anche mille morti, ma uscire di qui, no”. Al termine del noviziato, il 31 ottobre 1937, festa di Cristo Re, fu ammessa a consacrarsi al Signore con la professione dei consigli evangelici. Fu un'offerta irrevocabile in senso mistico e fisico. Lo stesso giorno della professione scrisse una preghiera riassumendola in questa invocazione: “O Gesù, consumami come una piccola ostia di amore per la tua gloria e per la salvezza delle anime”. La sua breve vita claustrale (tre anni e mezzo) si consumò come un'eucaristia, semplicemente nell'impegno quotidiano della conversione, per seguire Cristo, obbediente al Padre fino alla morte. Suor Maria Gabriella si sentiva definita dalla missione dell'offerta, del dono di tutta se stessa al Signore.   Con la professione crebbe in lei l'esperienza della piccolezza: “La mia vita non vale niente...posso offrirla tranquillamente”. La sua badessa, madre M. Pia Gullini, aveva una grande sensibilità ed un grande desiderio ecumenico. Dopo averli assunti nella sua vita, li aveva comunicati anche alla comunità. Quando madre M. Pia, sollecitata dal p. Couturier, presentò alle sorelle la richiesta di preghiere e di offerte per la grande causa dell'unità dei cristiani, suor Maria Gabriella si sentì subito coinvolta e spinta ad offrire la sua giovane vita. “Sento che il Signore me lo chiede - confida alla badessa - mi sento spinta anche quando non voglio pensarci”.   Attraverso un cammino rapido e diretto, consegnata tenacemente all'obbedienza, cosciente della propria fragilità, tutta tesa in un solo desiderio: “La volontà di Dio, la sua Gloria”, Gabriella raggiunse quella libertà che la spinse ad essere conforme a Gesù, che “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. (Gv 13,1) Di fronte alla lacerazione del Corpo di Cristo avvertì l'urgenza di un'offerta di sé, pagata con una coerenza fedele fino alla consumazione. Il giorno stesso della sua offerta la malattia aggredì il suo corpo, sino ad allora sanissimo. Colpita da tubercolosi polmonare, consumò lentamente la sua immolazione per l'unità dei cristiani in lunghi mesi di ininterrotta soffe­renza, senza mai ritirare la parola data: “Come è buono il Signore”, scrive­va alla mamma.“La mia felicità è grande e nessuno me la può togliere. Se è bello vivere nella casa del Signore, è pure tanto bello morire”.   La sera del 23 aprile 1939 suor Maria Gabriella concluse la sua lunga agonia, totalmente abbandonata alla volontà di Dio, mentre le campane suonavano a distesa, alla fine dei vespri della domenica del Buon Pastore, in cui il Vangelo proclamava, ci sarà : “un solo gregge e un solo pastore”. (Gv 10,16) La sua offerta, ancor prima della sua consumazione, venne recepita dai fratelli anglicani e ha trovato rispondenza profonda nel cuore di credenti di altre confessioni. L'afflusso di vocazioni, che sono giunte numerose negli anni successivi, sono il dono più concreto di suor Maria Gabriella alla sua comunità. Il suo corpo trovato intatto in occasione della ricognizione nel 1957, riposa ora in una cappella adiacente al monastero delle Trappiste di Vitorchiano (VT), dove si è trasferita la comunità di Grottaferrata.   Suor Maria Gabriella è stata beatificata da San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005)il 25 gennaio 1983, dopo quarantaquattro anni dalla sua morte, nella basilica di S. Paolo fuori le mura, nella festa della conversione di S. Paolo, il giorno conclusivo della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

Per approfondimenti:

>>> Beata Maria Gabriella Sagheddu

Fonti principali: igw-resch-verlag.at; mariagabriella.org (“RIV./gpm”).  
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“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”

Milan Refugees - Thu, 23/04/2015 - 07:38
Meditazione del giorno San Colombano (563-615), monaco, fondatore di monasteri Istruzione 13, 1-2 ; PL 80, 254 Amatissimi fratelli, se la vostra anima ha sete dell’acqua divina di cui sto per parlarvi, alimentate questa sete e non la spegnete. Bevete, ma non siatene sazi. Poiché la sorgente viva ci chiama e la fontana di vita ci dice: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7,37)… Guardate da dove sgorga quest’acqua: vene dal luogo da cui è disceso il Pane, poiché il Pane e la sorgente sono uno – il Figlio unigenito, nostro Dio, Gesù Cristo Signore, di cui dobbiamo sempre avere sete. Anche se lo mangiamo e divoriamo per amore, il desiderio ci mette ancora sete di lui. Come l’acqua di una fonte, beviamolo senza posa con amore immenso, beviamolo con avidità e gustiamone il dolce sapore. Poiché dolce e buono è il Signore. Sia che lo mangiamo, sia che lo beviamo, avremo sempre fame e sete di lui, poiché è per noi cibo e bevanda inesauribili… E’ infatti la fontana degli assetati, non dei saziati. Gli assetati, che altrove dichiara beati (Mt 5,6), egli li invita: coloro che non sono mai sazi di bere, ma che hanno ancor più sete dopo aver bevuto. Fratelli, “la radice della sapienza” (Si 1,5), desideriamola, cerchiamola, amiamola; in essa sono nascosti, come dice l’apostolo Paolo, “tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,3)… Se hai sete, bevi alla sorgente della vita; se hai fame, mangia il Pane della vita. Felici coloro che hanno fame di questo Pane e sete di questa sorgente!... Quanto è buono ciò che si può gustare continuamente senza smettere di desiderarlo! Il re profeta David lo dichiara: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Sal 34,9).
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Daiichi sankyo: Svizzera approva Lixiana® l’anticoagulante orale edoxaban

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 20:29
La Svizzera è il primo paese europeo ad approvare l’anticoagulante orale edoxaban con il nome commerciale di Lixiana®. Roma 22 aprile 2015 – Dopo Giappone e Stati Uniti, arriva anche in Europa edoxaban, il nuovo anticoagulante orale in monosomministrazione giornaliera che inibisce in modo specifico, reversibile e diretto il fattore Xa, un importante fattore della cascata della coagulazione. L’autorità regolatoria svizzera Swissmedic, ha infatti approvato l’uso di Lixiana® per la prevenzione dell’ictus e dell’embolismo sistemico (ES) in pazienti adulti con fibrillazione atriale non valvolare (FANV). L’autorizzazione si estende inoltre al trattamento del tromboembolismo venoso (TEV), inclusi la trombosi venosa profonda (TVP) e l’embolia polmonare (EP) in seguito a precedente trattamento a base di eparina frazionata o non frazionata per 5 giorni, così come alla prevenzione delle recidive di TEV. La dose raccomandata di Lixianaè di 60 mg in monosomministrazione giornaliera, con dose ridotta a 30 mg in pazienti con rischio moderato o severo di insufficienza renale (clearance della creatinina 30-50 mL/min), peso corporeo uguale o inferiore a 60 kg, o uso concomitante di inibitori della glicoproteina P (ciclosporina, dronedarone, eritromicina, ketoconazolo, chinidina o verapamil). L’approvazione della Swissmedic è basata sui risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine degli studi di fase III ENGAGE AF-TIMI 48 e Hokusai-VTE, i più ampi e lunghi trial singoli comparativi per un anticoagulante orale, che hanno coinvolto rispettivamente 21.105 e 8.292 pazienti affetti da FANV o TEV acuta. I due studi clinici hanno valutato edoxaban in monosomministrazione giornaliera per il trattamento e la prevenzione delle recidive di TEV nei pazienti con TVP e/o EP, e per la prevenzione di ictus ed embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. “L’approvazione di Lixiana in Svizzera è un passo significativo di edoxaban verso l’Europa, e dimostra ancora una volta l’apprezzamento per l’impegno di Daiichi Sankyo di rispondere, con nuove opzioni di trattamento, ai bisogni non ancora soddisfatti dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari,”, dichiara Glenn Gormley, capo del dipartimento globale di Ricerca e Sviluppo Daiichi Sankyo. Fonte: Daiichi Sankyo
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FAITES INTERNES 1:CONTINUATION 206

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 19:45
22 APRILE 2015:CORRUZIONE,EXPO INDAGATA,E MARONI -SU LA REPUBBLICA: Lombardia, anche la società Expo è indagata nell'inchiesta in cui è coinvolto Maroni Il governatore è accusato di induzione indebita per un contratto di collaborazione con Expo ottenuto da una sua ex collaboratrice. E ha fatto nominare nel cda il suo avvocato difensore 22 aprile 2015 1 LinkedIn 0 Pinterest Il governatore Roberto Maroni Anche la società Expo 2015 spa è indagata nell'inchiesta della Procura di Milano in cui il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, è accusato fra le altre cose di induzione indebita per presunte pressioni in relazione a contratti affidati a due sue ex collaboratrici. Expo è indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. L'articolo 5 della legge 231 del 2001 stabilisce che "l'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio" da persone "che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente". Sotto inchiesta, come è già emerso, è finito, il direttore generale di Expo, Christian Malangone. Nell'inchiesta, coordinata dal pm milanese Eugenio Fusco e condotta dai carabinieri del Noe, Maroni è accusato di induzione indebita, assieme a Malangone e ad altre persone, in relazione a un contratto di collaborazione con Expo ottenuto in passato da Maria Grazia Paturzo, ex collaboratrice di Maroni al ministero dell'Interno. Maroni è difeso dall'avvocato Domenico Aiello, che lo stesso governatore ha fatto nominare nel consiglio di amministrazione di Expo. Gli inquirenti hanno effettuato verifiche anche su presunte pressioni relative a un viaggio a Tokyo nell'ambito del 'World Expo Tour', tra fine maggio e i primi giorni dello scorso giugno. In quell'occasione la società Expo fece presente che non poteva pagare le spese del viaggio anche a Paturzo. Maroni decise all'ultimo momento di cambiare programma e di recarsi per un altro appuntamento istituzionale a Berna: al suo posto la Regione Lombardia venne rappresentata da una delegazione guidata da Mario Mantovani. L'altra tranche dell'inchiesta riguarda un contratto di collaborazione con la società Eupolis che Maroni, attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (anche lui indagato), avrebbe fatto ottenere a un'altra sua ex collaboratrice: Mara Carluccio. . http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/04/22/news/lombardia_anche_la_societa_expo_e_indagata_nell_inchiesta_in_cui_e_coinvolto_maroni-112598659/?ref=HREC1-26 - 23 APRILE 2015:LETTURA WEB,"PILLOLE" . -TITOLARI SU LE MONDE: . -TITOLARE 1:NO,PERVERSA DEGENERAZIONE,DEVONO PAGARE image: http://s2.lemde.fr/image/2015/04/22/312x156/4620762_3_9537_la-commercialisation-de-l-apple-watch-la_6d14657af33a2f35cd1cee9e69e69fd9.jpg Apple Watch : de l’attente naît le plaisir, ou pas A la veille de la commercialisation de la montre connectée, les fans n'ont qu'une inquiétude : seront-ils livrés vendredi ou devront-ils patienter ? Une « angoisse » palpable sur les réseaux sociaux. En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/#kkB1hAlOwTuGPZTY.99 -REAZIONE:LO SMARTWATCH ALTRO NON E' CHE UNA ESTENSIONE DEL MIO CONCETTO DI INTEGRAZIONE DELL'ESPRESSIONE TECNOLOGICA A DISTANZA(TEECOMUNICAIONE)DEGLI ORGANI DEI SENSI IN UN SOLO SUPPORTO PERSONALE E MOBILE.NON SONO LORO,IN QUESTO CASO APPLE,GLI INVENTORI,NON HANNO PROPIETA INTELLETUALE E PER TANTO DEVONO PAGARE LA PATENTE SCIENTIFICA(BREVETTO)PER POTERLI FABRICARE E VENDERLI. E DOVREBBERO PAGARE DI PIU PERCHE E' UN INTENTO DI PERVERTIRE LA NUOVA ERA:GRAZIE ALLA NUOVA ERA L'ORARIO E' INTEGRATO IN TUTTI I SUOI ESPRESSIONE TECNOLOGICHE.VOI TROVATE L'ORARIO SULLO SMARTPHONE,SULLA TABLET,SU OGNI OGETTO CONNESSO E PERFINO NELLA SEGNALETICA STRADALE.OGGI NON C'E' PIU BISOGNO DI COMPERARE UNO OROLOGGIO PER SAPERE IN QUALE ORA VIVETI,BASTA GUARDARE IL VOSTRO SMARTPHONE(O CELLULARE).PERO L'INDUSTRIA DELL'OROLOGIO,ORMAI UN OGETTO ELITTISTA DI STATUS DEMODE(IO GRAZIE ALLA NUOVA ERA ATTUALMENTE NON HO BISOGNO DI COMPRARMI UN PATEK-PHILIPS DI ORO),SULL'ORLO DEL FALLIMENTO ED ESTINZIONE NON HA AVUTO MIGLIORE TROVATA CHE USARE COME SUPPORTO UN OROLOGGIO E METTERE TUTTI I SERVIZI INTERNET MOBILI DELLA NUOVA ERA A LUI SOTTOMESSI.EVIDENTEMENTE UN TENTATIVO PERVERSO DI PLAGIO,DI COPIA:QUINDI DEVONO PAGARE PATENTE SCIENTIFICO-TECNOLOGICA E INOLTRE MOLTIPLICATA ALL'ENNESIMA POTENZA IN QUANTO L'INDUSTRIA DELL'OROLOGERIA SI STA SALVANDO DELLA ESTINZIONE.AVETE CAPITO?:PATENTE GIGANTESCA DEVONO PAGARE.TANTA COME QUELLA DI APPLE PIU QUELLA DELL'INDUSTRIA DELL'OROLOGERIA SOMMATE.NIENTE ADDOLCIMENTI,NON PRENDERE IN GIRO LA NUOVA ERA. . -TITOLO 2:VERSO L'AGIUSTIZIAMENTO DEGLI "AUSTRALIANI" image: http://s2.lemde.fr/image/2015/04/23/92x61/4621421_7_1a15_serge-atlaoui-a-vu-son-ultime-recours-rejete_1bc24af7eb0446b40a62db6a75f9888a.jpg Condamnés à mort en Indonésie : l'ordre a été donné de préparer les exécutions En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/#kkB1hAlOwTuGPZTY.99 REAZIONE:ARROGANTI,NON SI PENTONO - -TITOLARE 3:STRAGE MEDITERRANEA,AFFONDARE LA SALO LIBICA,TRIPOLI SE NON VOLETE CHE PARTANO I BARCONI . image: http://s2.lemde.fr/image/2015/04/23/92x61/4620917_7_99f3_ill-4620917-7537-000par8155404_fda12d89506341321799b77484ad66bc.jpg L'Europe face à la tragédie migratoire en Méditerranée -TITOLARE 4:CORROTTA,LA LE PEN ALLA GIUSTIZIA ANCORA UNA VOLTA image: http://s1.lemde.fr/image/2015/03/29/92x61/4605119_7_13a7_au-siege-du-front-national-le-29-mars_148f9bb6149ed157b4b2d8ca600b5e4a.jpg Nouvelle mise en examen dans l'affaire du financement des campagnes du Front national En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/#qcGEj8x2dqZV7Jmo.99
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Face And Body Painting

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 16:43
Spesso il trucco , il facepainting soprattutto, viene erroneamente considerato solo una cosa per bambini. Pochi sono i genitori che durante un compleanno chiedono anche un piccolo disegno, nonostante siano rimasti felici di cio' in cui si sono trasformati i loro piccoli. Vero è anche  che spesso ai compleanni non vi è tempo materiale per truccare anche le mamme/babbi presenti, se l'animatore è uno solo, ha già poco tempo per truccare in due ore e mezza di festa e quindi i genitori, sorelle e parenti, restano senza trucco. La cosa divertente che potete comunque organizzare voi piu' "grandicelli" è quella di chiamare una truccatrice per la vostra festa a tema, per il vostr0 18esimo o...per qualsiasi evento vogliate. Sotto vi lascio qualche immagine presa da internet, soprattutto immagini inglesi-americane dove questa arte viene sfuttata a tanti eventi, per rendervi conto di come il facepainting non sia solo legato alla farfalla per le bambine o Spiderman per i maschietti. Atro discorso va al body Paint che NON  deve essere inteso solamente come trucco totale del corpo, potete sbizzarrirvi a dipingere anche solo un vostro braccio, o una gamba o...... la pancia di voi dolce mamme in attesa. Eh si , il Belly Painting sta arriavando anche in Italia! DIFFIDATE DA CHI NON USA TRUCCHI PROFESSIONALI E CERTIFICATI PER ESSERE A CONTATTO 100% CON LA VOSTRA PELLE !!!!!!! Ripeto, QUESTE IMMAGINI , non sono nostre. [caption id="attachment_1225" align="alignleft" width="300"] Un'idea di Belly Painting[/caption] [caption id="attachment_1226" align="aligncenter" width="225"]  mascherina[/caption]                 
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DOMENICA DI FUOCO: MAGIC VOLLEY GALATINA - DREAM VOLLEY NARDO' 3-0

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 14:07
Tre punti e, soprattutto, ottima prestazione globale della squadra di Andrea Perinelli. Non ha deluso le aspettative la Magic Volley Galatina che, ospite in casa del Dream Volley Nardò, ha conseguito una schiacciante vittoria, confermando il secondo posto a quota 57 punti, a -2 dalla capolista Brindisi. Partita iniziata subito forte per le ospiti che hanno letteralmente travolto le padrone di casa non permettendo loro di farsi strada. “Ha funzionato tutto abbastanza bene e noi eravamo pienamente in partita, tecnicamente e caratterialmente: sapevamo bene il valore di questi 3 punti e non ce li saremmo lasciati sfuggire per niente al mondo. Abbiamo fatto un ottimo gioco, soprattutto al centro, e le nostre laterali si sono rifatte dello scorso match. Bella la partita, meritata la vittoria contro una bella squadra come il Nardò: questi però sono solo 3 punti, dobbiamo continuare con questo gioco fino alla fine. Il prossimo incontro  contro lo Spongano è importante e delicato. Serve tanta concentrazione, niente dev'essere lasciato al caso. Non possiamo permetterci altri momenti bui.” Questo il commento a caldo della palleggiatrice Giulia Clementi, soddisfatta della vittoria e determinata, assieme alle sue compagne, a vincere le ultime tre partite rimaste da disputare. La prossima sfida, domenica 26 aprile alle ore 18.30, vedrà il Fernando Panico ospitare l'Espressione Moda Spongano per la 24^ giornata di campionato. Non mancate e, come sempre...FORZA MAGIC!!!
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Saudi Arabia declares the end of the bombing in Yemen

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 13:26
The military campaign in Yemen, Saudi Arabia, with the help of Egypt, Jordan, Kuwait, Bahrain, Qatar, United Arab Emirates, Sudan and Morocco, ended after 27 days of air strikes and shelling, which led the country to a serious humanitarian crisis. It was a marked action on religious and geopolitical, which were aimed to prevent the Shiite minority and then to Iran, to take over the country. The Sunni coalition wanted to maintain control of a strategic area, even for the trade routes, which are directed from the Red Sea to the Suez Canal. According to the Saudis, the military objectives would be achieved with the destruction of heavy weapons in rebel hands Houti. The final outcome of the operation is about more than 900 deaths and more than 3,400 injured, according to estimates by the World Health Organization. Ended the military phase, which does not mean a resumption of hostilities in the event of new needs, Saudi Arabia now intends to tackle the problem in a different way, starting with the reconstruction of the country of Yemen. The intention is to use a set of tools made up of military measures, political and diplomatic, which will serve to combat terrorism, not just the rebels Houti, but also that of Al Qaeda, traditionally strong on the ground in Yemen, as requested by Washington, provide humanitarian aid to the population, consisting of medical care and food, and provide help to foreigners still in the area. However Houti, to which the United Nations Security Council has imposed an embargo on arms supplies possible, still maintain control of the capital, which does not seem at all recaptured; it is likely that the Saudis intend now, open a new phase, which gives more autonomy to the minority, which remains, however, a third of the country. This is also because the Hout, although Shiites, do not really have asked for the support of Iran, being quite independent from Tehran. Iran would have assumed the role of their protector independently and with functional purposes to their own interests, taking advantage of the signing of the Treaty of Lausanne and the military successes achieved on the ground against the caliphate. The problem of Hout in Yemen is a constant of the internal politics of the country and is, in fact, untied from the comparison between Saudi Arabia and Iran. Were the contingent conditions, caused by the signature on the preliminary negotiations about the Iranian nuclear and military advance against the Islamic state to provoke a reaction from the Saudi, who anticipated every possible form of interference in Tehran, which would allow the country to extend the Shia its influence on Yemen, which, remember, two-thirds is populated by Sunnis. Despite the end of the aerial operations, military measures will be maintained on the sea, with the naval blockade of the country; This measure is intended to prevent any action of the Iranian navy, already present in the Gulf of Aden, with the justification to be engaged in actions against piracy naval. If behind these actions there was the fear of an advanced Iranian, bear in mind the economic and social situation of the country of Yemen, which remains one of the poorest in the region, with obvious problems of distribution of resources, a factor that seems to underlie the Houti rebellion, which gave rise to the conflict. But this was an opportunity for Saudi Arabia to restore its zone of influence, preventing the country would encounter a drift of terrorists, with Al Qaeda poised to exploit the institutional chaos and, at the same time, put things clear with Iran, which is already too much foam in Iraq.
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Arabia Saudita declara el fin de los bombardeos en Yemen

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 13:24
La campaña militar en Yemen, Arabia Saudita, con la ayuda de Egipto, Jordania, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emiratos Árabes Unidos, Sudán y Marruecos, terminó después de 27 días de ataques aéreos y bombardeos, lo que llevó al país a una grave crisis humanitaria. Fue una acción marcada en religiosa y geopolítico, que tenían como objetivo conseguir que la minoría chiíta y luego a Irán, para asumir el control del país. La coalición suní quería mantener el control de una zona estratégica, incluso para las rutas comerciales, que se dirigen desde el Mar Rojo hasta el Canal de Suez. De acuerdo con los saudíes, los objetivos militares se lograrían con la destrucción de las armas pesadas en manos rebeldes Houti. El resultado final de la operación es de más de 900 muertos y más de 3.400 heridos, según estimaciones de la Organización Mundial de la Salud. Puso fin a la fase militar, lo que no significa una reanudación de las hostilidades en caso de nuevas necesidades, Arabia Saudita tiene la intención de abordar el problema de una manera diferente, a partir de la reconstrucción del país de Yemen. La intención es utilizar un conjunto de herramientas integradas por medidas militares, políticas y diplomáticas, que servirá para luchar contra el terrorismo, no sólo los rebeldes Houti, sino también la de Al Qaeda, tradicionalmente fuerte en el terreno en Yemen, solicitado por Washington, proporcionar ayuda humanitaria a la población, que consiste en la atención médica y alimentos, y proporcionar ayuda a los extranjeros todavía en la zona. Sin embargo Houti, a la que el Consejo de Seguridad de Naciones Unidas ha impuesto un embargo sobre el suministro de armas es posible, seguir manteniendo el control de la capital, lo que no parece del todo recuperado; es probable que los saudíes se proponen ahora, abra una nueva etapa, que da más autonomía para la minoría, que sigue siendo, sin embargo, una tercera parte del país. Esto es también porque el Hout, aunque los chiíes, en realidad no haber pedido el apoyo de Irán, siendo bastante independiente de Teherán. Irán habría asumido el papel de su protector independiente y con fines funcionales a sus propios intereses, aprovechando la firma del Tratado de Lausana y los éxitos militares alcanzados en el suelo contra el califato. El problema de Hout en Yemen es una constante de la política interna del país y es, de hecho, se desató a partir de la comparación entre Arabia Saudita e Irán. Fueron las condiciones contingentes, causadas por la firma en las negociaciones preliminares sobre el avance nuclear y militar iraní contra el Estado islámico de provocar una reacción de la Arabia, que prevé todas las formas posibles de la interferencia en Teherán, lo que permitiría al país para extender los chiítas su influencia en Yemen, que, recordemos, dos tercios está poblado por los sunitas. A pesar del fin de las operaciones aéreas, se mantendrán las medidas militares en el mar, con el bloqueo naval del país; Esta medida tiene por objeto impedir cualquier acción de la marina iraní, ya presente en el Golfo de Adén, con la justificación de estar involucrado en acciones contra la piratería naval. Si detrás de estas acciones estaba el temor de un iraní avanzada, tener en cuenta la situación económica y social del país de Yemen, que sigue siendo una de las más pobres de la región, con evidentes problemas de distribución de los recursos, un factor que parece subyacer a la rebelión Houti, que dio origen al conflicto. Pero esta era una oportunidad para que Arabia Saudita para restaurar su zona de influencia, evitando que el país se encontrará con una deriva de los terroristas, con Al Qaeda a punto de explotar el caos institucional y, al mismo tiempo, poner las cosas claro con Irán, que ya es demasiada espuma en Irak.
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Saudi-Arabien erklärt das Ende der Bombenangriffe im Jemen

Milan Refugees - Wed, 22/04/2015 - 13:23
Die Militärkampagne in Jemen, Saudi-Arabien, mit der Hilfe von Ägypten, Jordanien, Kuwait, Bahrain, Katar, Vereinigte Arabische Emirate, Sudan und Marokko endete nach 27 Tagen der Luftangriffe und Bombardierungen, die geführt das Land in eine ernste humanitäre Krise. Es war eine deutliche Wirkung auf religiöse und geopolitische, die ausgerichtet wurden, um die schiitische Minderheit zu verhindern und dann in den Iran, über das Land zu übernehmen. Die sunnitische Koalition wollte die Kontrolle über einen strategischen Bereich zu halten, auch für die Handelswege, die vom Roten Meer zum Suezkanal gerichtet sind. Nach den Saudis würden die militärischen Ziele mit der Zerstörung der schweren Waffen in Rebellen erreicht werden gibt Houti. Das endgültige Ergebnis der Operation ist zu mehr als 900 Todesopfer und mehr als 3400 verletzt, nach Schätzungen der Weltgesundheitsorganisation. Endete die militärische Phase, was nicht bedeutet, eine Wiederaufnahme der Feindseligkeiten im Falle eines neuen Bedürfnisse, Saudi-Arabien beabsichtigt nun, das Problem auf eine andere Weise anzugehen, beginnend mit dem Wiederaufbau des Landes Jemen. Ziel ist es, eine Reihe von Werkzeugen aus militärischen Maßnahmen, politische und diplomatische gemacht, die dazu dienen, den Terrorismus zu bekämpfen, und nicht nur die Rebellen Houti verwenden, sondern auch, dass der Al-Qaida, traditionell stark auf dem Boden im Jemen als von Washington aufgefordert, humanitäre Hilfe für die Bevölkerung, die aus der medizinischen Versorgung und Lebensmittel, und bieten Hilfe für Ausländer noch in der Gegend. Allerdings Houti, dem Sicherheitsrat der Vereinten Nationen hat ein Embargo für Waffenlieferungen verhängt möglich, noch die Kontrolle über die Hauptstadt, die überhaupt nicht wieder eingefangen scheint nicht zu halten; ist es wahrscheinlich, dass die Saudis wollen jetzt, öffnen Sie eine neue Phase, die mehr Autonomie für die Minderheit, die bleibt jedoch ein Drittel des Landes gibt. Dies auch, weil der Hout, obwohl Schiiten, nicht wirklich für die Unterstützung der Iran aufgefordert, sein ganz unabhängig von Teheran. Iran würde die Rolle der Beschützer angenommen haben, unabhängig und mit funktionellen Zwecken, ihre eigenen Interessen, die Vorteile der Unterzeichnung des Vertrags von Lausanne und die militärischen Erfolge auf dem Boden vor dem Kalifat erreicht. Das Problem der Hout im Jemen ist eine Konstante der Innenpolitik des Landes und ist in der Tat, löste sich aus dem Vergleich zwischen Saudi-Arabien und dem Iran. Waren die bedingten Voraussetzungen, durch die Unterschrift auf den Vorverhandlungen über das iranische Atom und militärischen Vorgehen gegen die islamischen Staat verursacht, um eine Reaktion von der Saudi, die jede mögliche Form der Einmischung in Teheran erwartet, die es erlauben würde, das Land, um die schiitische erweitern provozieren ihr Einfluss auf den Jemen, der, denken Sie daran, ist zu zwei Dritteln von Sunniten bewohnt. Trotz des Endes der Luftoperationen, werden militärische Maßnahmen auf dem Meer eingehalten werden, mit der Seeblockade des Landes; Mit dieser Maßnahme soll, Maßnahmen der iranischen Marine, die bereits in den Golf von Aden präsent zu vermeiden, mit der Begründung, sich an Maßnahmen gegen die Piraterie Marine engagieren. Wenn hinter diesen Aktionen war die Angst vor einem fortgeschrittenen iranischen, denken Sie daran, die wirtschaftlichen und sozialen Lage des Landes Jemen, die nach wie vor eines der ärmsten in der Region, die offensichtliche Probleme mit Verteilung von Ressourcen, ein Faktor, der zu der zu Grunde liegen scheint, Houti Rebellion, die zu dem Konflikt gegeben. Aber dies war eine Gelegenheit für Saudi-Arabien, seine Einflusszone wiederherzustellen, zu verhindern, das Land würde eine Drift von Terroristen mit Al-Qaida bereit, die institutionellen Chaos zu nutzen und, zur gleichen Zeit auftreten, die Dinge klar, mit dem Iran, die schon zu viel Schaum im Irak.
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Prima di Pasqua... beach ...pizza e birra!!!!

Milan Refugees - Sun, 05/04/2015 - 10:13
 Per le foto... Grazie PAPALEO !!!!  
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Marijuana: angelo o demonio?

Milan Refugees - Sun, 05/04/2015 - 09:01
Pubblichiamo con piacere il seguente articolo del Dr. Jacques Mabit, esperto di tossicodipendenza. Una volta tanto che una sostanza psicotropa utilizzata da millenni, seppur in contesti culturali tradizionali e con finalità diverse rispetto all'uso ricreativo che ne fanno la maggior parte dei moderni, non viene né demonizzata, né glorificata ma è oggetto di esame approfondito e scevro da pregiudizio, approfittiamone!   La Marijuana (Cannabis sativa) è divenuta nei nostri giorni un tema costante di dibattito che ripropone esattamente lo scontro tra i partigiani della liberalizzazione totale del consumo di sostanze psicoattive da una parte e gli oppositori alla piena tolleranza dall'altra. Queste due posizioni opposte ci portano a dover scegliere quasi automaticamente tra due opzioni “chiuse”: la prima che si nasconde pudicamente dietro il velo della tolleranza, della libertà e di un avvicinamento quasi “angelico” all'“erba”; la seconda che demonizza qualsiasi cambiamento indotto degli stati di coscienza ed evoca inorridita le cifre effettivamente agghiaccianti della tossicodipendenza nel mondo. Chi prova a pronunciarsi su questo tema rischia di essere preso o per un esecutore incaricato dall'“establishment” di difendere l'ordine morale o per un irresponsabile nostalgico della fantasia hippy incapace di affrontare le sfide del mondo moderno. Vogliamo provare a proporre un terzo spazio che si ponga alla stessa distanza rispetto a entrambi i gruppi, i quali si danno forza reciprocamente presentando versioni che consideriamo distorte della realtà, basate su una qualche forma di auto inganno se non addirittura di impostura. Vorremmo rivolgerci in prima istanza ai difensori dell'uso incondizionato di Cannabis affinché la nostra posizione non sia da parte loro sospettata di una certa parzialità a favore di una cieca e totale proibizione dell'uso di sostanze psicoattive. Fin dal primo numero di questa rivista abbiamo segnalato che «coloro che promuovono una proibizione totale di qualsiasi sostanza psicotropa si assumono il rischio di minacciare la libertà individuale, di partecipare a una devitalizzazione delle culture autoctone e infine di favorire il traffico di droga» (Mabit J., 1992). E al di là delle parole, il Centro Takiwasi dimostra con le sue attività terapeutiche e pedagogiche, avvalendosi della ricerca psicoclinica (Giove R., 1996), che un uso corretto di piante psicoattive non è dannoso ma permette anzi di trattare i tossicodipendenti. È necessario ribadire fin da ora la nostra convinzione dell'indiscutibile valore della Cannabis sativa. Ha virtù medicinali innegabili, dimostrate e accompagnate da esperienze empiriche che durano da secoli. Possiede inoltre proprietà utili per l'amplificazione della coscienza e dell’educazione spirituale, che consentono di classificarla senza dubbio all'interno del gruppo delle piante sacre o piante maestre. Ed è proprio per questo che, come tutte le sostanze psicoattive naturali e di uso sacro e ancestrale, merita un trattamento diverso dalla condanna generalizzata e cieca, ma non può essere neanche oggetto di un consumo degradante, indiscriminato e, in fin dei conti, irrispettoso e quindi non esente da pericoli. Purtroppo i suoi difensori tendono ad assumere posizioni che, lontane dall'apporto di argomentazioni aperte alla tolleranza, indicano piuttosto una gran confusione di criteri e non aiutano a capire. È opportuno spiegare il dibattito analizzando secondo il nostro privilegiato punto di vista il ruolo che la marijuana occupa nella nostra società contemporanea e la corrispondenza o meno tra le parole e i fatti. Fattori determinanti nell'incontro con la marijuana Non credo sia più necessario dimostrare che gli effetti dell'uso di qualsiasi sostanza psicoattiva dipendano da tre fattori determinanti: sostanza, consumatore e contesto. Chiunque saprà distinguere il consumo di alcool forte e adulterato da parte di un ragazzino di 12 anni appartenente a una banda di una zona emarginata della città, dal consumo di champagne di qualità all'interno di una famiglia per festeggiare un matrimonio, o ancora dall'uso liturgico del vino durante l'eucarestia cristiana. Si tratta sempre di consumo di una sostanza psicoattiva, l'alcool, di cui abbondano gli studi scientifici che ne dimostrano il potenziale nocivo, i rischi della dipendenza e l’enorme costo sociale ed economico. Nessun chirurgo farebbe a meno dei vantaggi della morfina in nome dei fumatori di oppio di Macao o degli eroinomani di Ginevra. Né si riscontrano campagne contro l'abuso di zucchero raffinato nonostante l'enorme danno alla salute collettiva e la dipendenza di una gran parte della popolazione da questo prodotto. E la lista potrebbe proseguire... (Mabit, J., 1995). E allo stesso modo, sarà analogo il consumo del Bhang nelle società iniziatiche o da parte degli yogi in India, la tradizione del consumo di hashish dei contadini del Marocco, il consumo ludico di “erba” tra i giovani delle società urbane occidentali, il consumo misto ad ayahuasca nelle chiese del Santo Daime in Brasile e la miscela di pasta basica di cocaina nei bassifondi dei quartieri emarginati delle città latinoamericane? Di quale marijuana stiamo parlando? A che tipo di consumo ci stiamo riferendo? Sostanza Quando parliamo dei fattori legati a una sostanza ci riferiamo alla sua qualità e alla sua dose e quindi alla quantità e alla frequenza del consumo. La Cannabis ha molteplici modalità di utilizzo ed esistono numerose varietà di piante. Gli studi scientifici dimostrano un potenziale tossico già conosciuto dalle società tradizionali in quanto, come ci segnala il famoso indianista Alain Daniélou, «la foglia si pesta tra due pietre e si risciacqua con abbondante acqua, per permettere di estrarre gli elementi nocivi. Si prepara una bevanda con latte di mandorle, mescolandovi l’equivalente di una grossa oliva di Bhang che ognuno ingerisce con rispetto.» (Daniélou A., 1992). Si tratta di un procedimento di detossicazione, di un’assunzione a freddo per via digerente e non a caldo per via respiratoria. L'inalazione del fumo modifica la farmaco-dinamica del prodotto: si elude la protezione naturale della barriera digestiva e si aumenta il processo di assimilazione sanguigna trans-polmonare, mentre la combustione genera nuovi metaboliti. Daniélou aggiunge, con l'autorità che gli deriva dai suoi quaranta anni di convivenza con il gruppo di iniziati dell'India di cui fece parte, che «la pratica di fumare la canapa è fortemente sconsigliata in India, gli elementi tossici non vengono eliminati...» Soggetto Come per qualsiasi altra sostanza psicoattiva esiste un alto grado di suscettibilità individuale. Questa suscettibilità si manifesta sia con l'intensità degli effetti immediati, sia nella possibile dipendenza. Ci sono individui che hanno reazioni lievi alla marijuana e altri che rispondono rapidamente con forti alterazioni dell’ideazione e della condotta o stati confusionali con disorganizzazione del comportamento. Questo fattore non può essere ignorato quando si propone la libera distribuzione della marijuana. Allo stesso tempo, nonostante sia catalogata come droga leggera, in certi individui si possono creare dipendenze molto forti alla marijuana. Le caratteristiche di questa dipendenza, secondo quanto abbiamo osservato, sono le seguenti: distorsione graduale della percezione della realtà: la lentezza e la sottigliezza di questo fenomeno non permettono al soggetto di identificarlo e rendersene cosciente. Qui non siamo di fronte agli effetti 'drammatici', comparabili a quelli legati all'uso di eroina, pasta basica di cocaina o crack, così che è più facile per il soggetto ignorare la sua propria trasformazione, perché non riesce a identificarla con chiarezza. fenomeno della “mentalizzazione”: il campo percettivo si focalizza a livello mentale, cancellando impercettibilmente gli affetti di tipo emozionale. Il soggetto sostituisce progressivamente il suo “cuore” con la sua “mente”. Confonde il “sentire” e il “pensare”. I curanderos direbbero che la sua energia si sta concentrando nella sua testa. Lo intuiscono molto bene anche coloro che consumano marijuana per realizzare un lavoro intellettuale e stimolare la propria capacità mentale. Quello che può essere un uso temporaneo e inoffensivo può anche diventare un modo permanente e patologico di percepire il mondo. disincarnazione: la iperattivazione mentale conferisce la sensazione di poter risolvere numerosi problemi, di avere idee “geniali”, di capire cose complesse. Ed è tuttavia interessante osservare che questi stessi soggetti hanno difficoltà estrema a concretizzare quelle idee, a iscriverle nella materia, a realizzarle nella quotidianità. Ci sono studenti universitari che producono idee “brillanti” per la propria tesi, la stessa tesi che non riusciranno mai a concludere. Potremmo descrivere tutto ciò dicendo che il soggetto si dilata in forma aerea e perde il radicamento con la terra, tende a dematerializzarsi. proiezione in una realtà virtuale: il dipendente da marijuana arriva a credere che pensare e vivere siano la stessa cosa. Gran parte del suo essere si inverte in un mondo immaginario o virtuale percepito solo da lui o condiviso in modo evanescente con i compagni di consumo. Questo aspetto mi sembra drammatico quando abbraccia la sfera della spiritualità, trasformando l’esperienza spirituale incarnata in un mero sogno etereo, un raziocinio forse brillante ma incongruente con la vita quotidiana, senza impegno nella realtà ordinaria. Ricrea simbolismi, connessioni, interpretazioni che mai arrivano ad avere un riscontro nella realtà. Da qui nasce una voglia per tutto ciò che è esoterico, per il magico, per i mondi paralleli e per tutto ciò che permetta di evadere meglio dal qui e ora. Contesto L'incontro tra la sostanza e il soggetto avviene all’interno di un contesto che influisce molto sugli effetti del consumo. Riscontriamo che con alta frequenza gli adepti all’accesso libero alla marijuana rivendicano la sua benignità per il fatto che questa pianta si consuma da molti secoli nelle società tradizionali senza determinare nessuna patologia. Tuttavia, qui sorge una contraddizione perché è evidente che proprio nel contesto contemporaneo coloro che difendono questa posizione non appartengono a quelle società tradizionali, non le conoscono in modo approfondito (il che richiederebbe tempo e dedizione) né tanto meno rispettano i loro criteri di consumo. In special modo, al di là del metodo peculiare di assunzione, ignorano gli elementi rituali indispensabili per un avvicinamento corretto alla dimensione spirituale inerente a qualsiasi atto sacro quale l’assunzione di una pianta maestra. L'acquisizione di questa conoscenza esige un apprendimento e un'iniziazione guidati, partendo dalle fonti stesse di questo sapere ancestrale: chi ha fatto lo sforzo di seguire questo cammino all'interno della legione dei consumatori di marijuana (secondo una recente indagine ufficiale arriverebbero almeno a 15 milioni solo negli Stati Uniti)? Il contesto abituale del consumo di marijuana nella società moderna è prima di tutto ludico. Costituisce un modo per identificarsi ad ambienti marginali, e manifesta un allontanamento dal formalismo dell'establishment. Evoca un adolescenziale movimento di ribellione situato tra il movimento politico-messianico dei rasta e una spiritualità evanescente libera da ogni appartenenza a una istituzione o a una chiesa. Permette una condivisione piacevole con gli amici senza forti impegni sociali. Evoca atmosfere di rilassamento, di euforia, di godimento sensuale a cui si può associare anche il cibo, il bere e il sesso. È per alcuni il riposo a fine giornata o nel fine settimana, la fuga verso un momento di piacevole svago dove poter far scorrere libera l'immaginazione, ricreare le proprie idee più fantasiose, lasciar andare i pensieri, distendere le tensioni provocate dai numerosi obblighi del mondo moderno. È come darsi il diritto a una ricreazione, a una parentesi. Di per sé l'aspetto ludico non è discutibile e risponde a un bisogno naturale dell'essere umano. Quello che invece ci sembra deplorevole è l'esclusività di questa modalità di consumo e la sistematizzazione dei contesti di induzione che alla fine escludono del tutto un avvicinamento a ciò che è realmente sacro, racchiudendo l'esperienza di consumo in un sistema di valori infantili o al massimo adolescenziali. Non si tratta solo di riposo ma di evasione ed è proprio lì che si nasconde l'attitudine alla dipendenza. In questo schema di consumo i soggetti non si sentono stimolati a intervenire nel tessuto sociale, a manifestare compassione attiva, a essere attori a proprio agio. Tendono a lasciarsi andare all'eloquio parlato o scritto, molte volte prolifico fino ad arrivare alla logorrea, magari brillante (fascinazione intellettuale) tuttavia insopportabile (pesantezza intraducibile in azioni). Alcuni portavoce della New Age ci appaiono prototipi perfetti di questo difetto: i loro discorsi affascinano la mente, eccitano i neuroni ma mancano dell’entusiasmo (in-theos) e del fervore di un estro appassionato, l'unico capace di toccare il cuore. Alla fine diventano i soggetti più passivi e sottomessi di fronte a un ordine sociale dal quale pretendono di liberarsi e contro il quale si accontentano di lottare con le parole, senza agire. In questo contesto l’essere cool ci sembra evocare più uno stato di dimissione che un'autentica serenità. Non può non richiamare l'attenzione il fatto che il consumo di marijuana cominci nel 90% dei casi nell'età adolescente (12-14 anni). Corrisponde a una fase di rifiuto delle proposte del mondo adulto percepite come noiose e pressanti. Di fronte agli obblighi che si profilano c'è la tentazione di fermarsi all'infanzia, di non crescere, di preferire la fantasia e la magia alla realtà che si presenta in maniera troppo triste, monotona, routinaria, priva di ispirazione, di entusiasmo, di spirito di avventura. Ciò che si considera una crisi classica di cambiamento di età, diventa preoccupante quando pietrifica nel soggetto di età adulta i comportamenti adolescenziali. Il consumo regolare di marijuana con questo marchio sociale fin dall'adolescenza non aiuta a evolvere ma tende a mantenere l'individuo in un prolungato stato di immaturità, ricordando la figura del puber aeternus, l' eterno adolescente. Possiamo pensare che sia il contesto collettivo di una società con poche prospettive stimolanti per l'individuo a favorire la propensione a questo genere di evasione. Ma sappiamo anche che incolpare unicamente la società corrisponde ancora a un tentativo di deresponsabilizzazione dell'individuo. Nessuno è obbligato a fumare marijuana né a continuare a farlo. Tuttavia l'indebolimento precoce di un soggetto che non abbia potuto, entrando nell’adolescenza se non addirittura nell’infanzia, strutturarsi e formarsi una personalità propria, facilita il consolidamento della dipendenza dalla marijuana. Non si può ignorare che esistono numerosi casi di reale e seria dipendenza da marijuana: alcuni sono arrivati fino al nostro Centro. E come abbiamo già segnalato, si tratta di una dipendenza difficilmente riconosciuta dal soggetto e a maggior ragione quando il contesto “alternativo” fomenta un consenso pernicioso sulla innocuità della marijuana. Il marijuanero si sente confortato nel suo consumo assiduo dall’ambiente New Age come lo è l'alcolizzato in una società costruita culturalmente intorno al vino. Se fumare marijuana è la norma nel gruppo (studenti, artisti, giornalisti, ecc.) come si può percepire la distorsione dal momento che è ampiamente condivisa? Non si può ignorare che il contesto sia fondamentale perché si instauri una vera dipendenza. Esistono precedenti che hanno contribuito a creare le condizioni favorevoli allo sviluppo di una farmaco-dipendenza. In particolare riflettiamo sul fatto che la maggior parte dei soggetti della nostra società occidentale post moderna non passa attraverso una strutturazione di tipo infantile o adolescenziale. Si sono persi i riti di passaggio, non esiste una trasmissione del sapere ancestrale svalutato rispetto alle “ultime conquiste della scienza”, i sistemi di tutela sociale tendono a deresponsabilizzare gli individui: l'intera società è malata! Per questo pensiamo che i soggetti attratti dal fascino della marijuana siano tanti o in ogni caso molti di più di coloro che accettano di riconoscersi come difensori attivi della marijuana che, per l'appunto, si autoescludono automaticamente dal gruppo dei dipendenti. D'altra parte, in alcuni casi, una volta esaurito l'interesse per la “bontà” della marijuana, il consumatore cercherà effetti più intensi esplorando le proprie reazioni a sostanze più potenti. Nella nostra esperienza, il 90% dei pazienti ricoverati in Takiwasi per la dipendenza dalla distruttiva pasta basica di cocaina, ha iniziato dal consumo della marijuana. Durante il trattamento osserviamo la scomparsa dei sintomi seguendo un ordine regressivo (vicarianza regressiva) in cui si eliminano in primo luogo le sindromi apparse per ultime, le più recenti. Ci richiama l'attenzione come, una volta superati le ideazioni e i comportamenti vincolati alla pasta basica di cocaina (PBC), si vengano a manifestare quelli prodotti inizialmente dalla marijuana. Sebbene gli effetti esplosivi della PBC siano difficili da rimediare per lo stesso dipendente, l'affrontare in una seconda tappa i sintomi tipici della marijuana rappresenta una grande sfida e in genere un ostacolo maggiore. Si nota una forte resistenza e la tendenza a dissociare gli effetti della PBC da quelli della marijuana, come se non appartenessero allo stesso soggetto e non si basassero sulla stessa strutturazione della personalità. Pertanto il trattamento della dipendenza alla marijuana si rivela particolarmente arduo e molte volte più faticoso rispetto a quella da altre sostanze apparentemente più dannose. È difficile dimenticare questi dati quando si propone libero accesso alla marijuana. Nel Centro Takiwasi l'uso delle piante medicinali secondo gli insegnamenti sciamanici amazzonici induce, durante le sessioni, uno stato di chiaroveggenza e l'attitudine a percepire il corpo energetico del paziente. I consumatori regolari di marijuana hanno sempre manifestato una opacità del loro corpo energetico, una eccessiva concentrazione di energia a livello mentale, una mancanza di radicamento alla terra, a volte un distacco del corpo fisico dal corpo energetico. Tutto questo genera confusione e disordine, interiore ed esteriore. Quando si opera una pulizia energetica con piante purgative (Aristoloquia didyma), si osserva un blocco energetico maggiore a livello epato-biliare che suscita violenti e dolorosi conati di vomito. L'accesso agli insegnamenti proposti dalla ayahuasca è inizialmente più difficile per loro, soprattutto quando si tratta di addentrarsi nella conoscenza di se stessi, data la marcata tendenza a proiettarsi fuori da se stessi. A cosa può servire andarsene in mondi intergalattici e dialogare con esseri cosmici, imbastire sofisticate teorie ed elaborate metafisiche, se si è incapaci di armonizzare la propria vita quotidiana e di regolare le proprie relazioni con l'ambiente più prossimo? Come costruire per elevarsi senza aver preventivamente consolidato le basi su cui appoggiarsi? Marijuana e spiritualità La Cannabis si utilizza in riti religiosi di varie culture e con benefici innegabili. Queste società tradizionali integrano l'uso all'interno di un contesto sacro che comprende sempre un rituale ereditato da una tradizione iniziatica. La pianta è considerata come “maestra” perché abitata da uno spirito vivo che indica in che modo bisogna avvicinarvisi. In altre parole il rituale non è una costruzione immaginaria del soggetto bensì un codice di comunicazione dettato dall'essenza stessa della pianta, dalla sua natura o struttura. Non si tratta qui di una creazione artistica basata sull'estetismo, né di un contesto teatrale destinato a favorire la suggestione dove chiunque possa improvvisarsi suo sacerdote, ma di un'attuazione operativa, efficace, una tecnologia sacra, risultato di un lungo apprendistato. Come ogni linguaggio richiede rigore e precisione per essere efficace senza recare danno. L'obiettivo è permettere una comunicazione con l'essenza della pianta, la sua “anima”, entità viva e intelligente. È chiaro che si propone un atteggiamento di profondo rispetto verso gli “dei” e che un atto sacro con una pianta sacra richiede lo sviluppo di una sacralità sia interiore che esteriore. Così per esempio Daniélou insiste sull'atteggiamento di rispetto adottato in India che prevede un bagno rituale e l'indossare indumenti puliti, e precisa che «se lo spirito della canapa è invitato mentre si stanno facendo altre attività ne rimarrà molestato e oltraggiato». (op. cit.) La dipendenza è intesa come il risultato di una trasgressione dove lo spirito offeso della pianta arriva a impossessarsi dell'individuo. La cura di questa possessione sarà quindi un esorcismo destinato a placare lo spirito interessato e a convincerlo ad abbandonare colui che è divenuto la sua vittima. Conclude dicendo: «Gli spiriti della canapa, del tabacco, del papavero, della coca, sono divinità amiche dell'uomo che permettono di dare sollievo alle sue sofferenze e aprono per lui le porte dei mondi sottili; la loro proibizione così come l'uso irrazionale sono egualmente sbagliati e provocano la malevolenza delle divinità oltraggiate.» (op. cit.) In molte persone che si trovano su un cammino di “ricerca” personale, la marijuana tende a bloccare proprio questa evoluzione. Restano impigliate nei loro giochi mentali fino a perdersi a volte in gravi stati di confusione che le fanno optare per una condotta inadeguata o pericolosa, come abbiamo potuto osservare in molte occasioni. La dipendenza dalla marijuana, lo ripetiamo, è raramente ammessa dall'interessato. Un soggetto dipendente dalla marijuana non finisce mai di sorprenderci con le molte arguzie tipiche della sua necessità di giustificarsi. Il suo “innamoramento” è tale che non esiste discorso razionale che possa toccarlo, dato che in fondo è del tutto irrazionale. A una persona sincera è tuttavia possibile chiedere di misurare la sua assenza di alienazione durante un periodo di prova senza alcun consumo di canapa. Questo intervallo permette di valutare il grado di dipendenza dalla marijuana. Tra il consumatore incallito e l'astemio esiste tutta una gamma di stati e relazioni più o meno legate alla marijuana. Molti consumatori hanno un controllo del proprio consumo così come tanta gente sa gustare un buon vino senza arrivare a una dipendenza alcolica. Non si tratta qui di ricerca spirituale ma semplicemente di momenti di rilassamento. I difensori dell'uso di marijuana dicono a ragione che per coloro che sono abituati all'uso episodico o regolare continua a “funzionare” bene. Vale a dire che questa abitudine non dà conseguenze immediate e non pregiudica il resto della società. Mi domando però se, quando si parla di piante sacre, si tratti solamente di “funzionare” e se l'assenza di conseguenze evidenti a livello sociale nel breve periodo non sia sottostimata sul lungo periodo, per via del distacco progressivo da una vera partecipazione civica e la graduale incapacità di trasformare concretamente la realtà per il bene comune. Il lieve disturbo fisico causato dalla marijuana conforta l'idea che essa sia innocua mentre la perturbazione indotta è prima di tutto di tipo energetico e psico-spirituale. Alcuni amici che consideravamo dipendenti dalla marijuana e che alla fine sono riusciti a lasciarla per un po’ di tempo, hanno potuto testimoniare a posteriori un indiscutibile miglioramento fisico, psichico e spirituale. Questa contro-prova mi pare molto convincente. Lo stesso fenomeno si osserva nei pazienti che passano da Takiwasi. Gli echi della New Age Il fenomeno del mentalismo trova eco in una certa letteratura pseudo-spirituale che consente di perdersi in amabili divagazioni senza importanti cambiamenti della propria realtà. Desideriamo illustrarlo brevemente con l'esempio di due figure preminenti della cultura New Age, Castaneda e Osho: la visita a una libreria “esoterica” qualsiasi o un'occhiata a una vetrina di una zona di transito di un aeroporto internazionale permetterà di completare la lista. È in effetti sorprendente fin dall'inizio il parallelismo tra il consumo di marijuana e l’affinità con le opere di Castaneda. I marihuaneros si trovano perfettamente a loro agio con questo tipo di letteratura. Questo autore ebbe il merito di sensibilizzare molte persone verso altri aspetti della realtà e di portare alla luce l'esistenza di una forte componente della società occidentale assetata di spiritualità e di cambiamento di prospettiva. Ha saputo tradurre l'inquietudine esistenziale contemporanea in una raffinata e stimolante espressione letteraria. Tuttavia presenta un mondo fantastico senza una metodologia chiara per poter procedere ed è praticamente inarrivabile per un individuo normalmente costituito. D'altro canto mantiene un riserbo assoluto riguardo all'essenziale: la vita affettiva, il quotidiano, il concreto. Ci troviamo sommersi nella magia, stregoneria, parapsicologia, fenomeni rari, un mondo evanescente dove non sembrano esistere esseri in carne e ossa, gente comune e normale come te e me. Ci avviciniamo a una realtà virtuale andando sempre più oltre, sfuggendo alla completa comprensione e con un discorso adatto ad alimentare i giochi confusi della mente. Perfino lo stesso Castaneda sembra un fantasma delle cui esperienze si continua a discuterne l'autenticità, la nazionalità, lo stato sociale, il reale livello di conoscenza e di evoluzione personale. Perché tanti segreti e tanti punti oscuri quando si pubblicano libri in decine di migliaia di copie? Forse si nasconde la verità, si copre la luce? Dopo aver passato molto tempo cercando in mezzo alla gente di questa corrente, spero ancora di incontrare un discepolo di Castaneda che possa parlar chiaro, trasmettere con metodo la sua esperienza e dimostrare con se stesso un evidente progresso dell’evoluzione personale. Castaneda ci permette di sognare ma non offre la ricetta per trasformare il sogno in realtà: qui vedo la sua affinità con la canapa fumata nella nostra società, entrambi volatili e disincarnati, seduttori e confusi. Vorrei citare brevemente anche l'autorevole Bhagwan Shree Rajneesh, promotore del consumo di marijuana e della filosofia dell'amore indifferenziato. L'invasione dei suoi libri va di pari passo con un'inflazione dell'ego che è tanto più convincente per i suoi adepti quanto più incredibile. Il “maestro illuminato” non ha dubbi nell'affermare categoricamente: «Sono l'inizio di una coscienza del tutto nuova»: niente di meno. Per quanto possiamo osservare gli adepti di Osho mostrano un importante disadattamento alla realtà ordinaria e nelle sessioni di guarigione con le piante amazzoniche rivelano forti alterazioni energetiche. La marijuana e il sesso indiscriminato sono gli strumenti di base utilizzati da Osho per sedurre e contagiare nuovi discepoli. Risponde a una tendenza tipicamente occidentale di consumismo, libertinaggio confuso con la libertà, fuga dalla sofferenza, cieca devozione verso un guru che assume uno psuedo-ruolo paterno deresponsabilizzante. L'involuzione mediante la fusione e l’indifferenziazione (di sesso soprattutto) si oppone al cammino interiore dell'individuazione (in termini junghiani) e differenziazione che passa obbligatoriamente per la via della sofferenza e il confronto solitario con se stessi. È da notare en passant che entrambi i “maestri” predicano il rifiuto delle cose materiali ma non si sono mai distinti per un particolare disinteresse per i soldi e i beni materiali. L'introduzione della marijuana fumata nei rituali brasiliani del Santo Daime (ayahuasca) è stato il fattore principale della scissione del gruppo iniziale del maestro Irineu, alimentando i conflitti e la competizione, secondo quanto ci ha confessato la moglie. Fu un elemento di divisione e confusione che gonfiò l'ego di alcuni discepoli portando a successivi scismi: ora esistono una decina di sette differenti. Questa associazione improvvisata sembra rispondere più alla domanda di settori urbani piuttosto che alla nascita dall'iniziazione con l'ayahuasca. Gli sciamani dell'Amazzonica peruviana che conosciamo rifiutano categoricamente di fumare marijuana durante una sessione con ayahuasca. Tuttavia, trattandosi di una medicina dinamica sempre disposta ad arricchirsi con nuovi apporti, promuovono una ricerca empirica col fine di esplorare le virtù di questa pianta sacra. A questo scopo possiedono una metodologia che consiste fondamentalmente nell'entrare in una trance visionaria con preparati enteogeni, e poi ingerire in modo graduale un infuso o un decotto per “vedere” lo spirito della pianta e intavolare una rispettosa negoziazione con esso. È chiaro che per questo procedimento serve esperienza e una adeguata preparazione da maestri e non basta il coraggio dei novizi. Conclusioni Temo che i principali difensori dell'uso incondizionato di marijuana siano alla fine i migliori procacciatori di argomentazioni a favore della sua proibizione. Ciò si deve in gran parte al loro atteggiamento irresponsabile di fronte al rischio sociale: non si può ignorare che un bambino o un adolescente non siano preparati al consumo senza guida di una sostanza che potenzialmente li potrebbe confondere, rendere dipendenti o indurli a dipendenze più gravi. Per questo è inaccettabile la sua libera messa in circolazione come fosse un prodotto inoffensivo, così come è inaccettabile una cieca proibizione. E temo che numerosi adulti non abbiano nella nostra società più di 12 anni di maturità psico-affettiva… L'intero dibattito sulla legalità richiede una previa considerazione dei criteri di legittimità. Prendendo come riferimento l'uso ancestrale, sarebbe corretto specificare anche che la marijuana non deve essere fumata secondo quell'antica saggezza e che esistono condizioni precise per la sua corretta assunzione. Bisognerebbe poi fare una distinzione tra i vari usi della marijuana: medico, ricreativo o religioso. Ognuno richiede una modalità di preparazione differente e un contesto di assunzione adeguato. Una pianta enteogena può essere richiesta a questi tre livelli. Se si tratta di fare un’infusione rilassante, non è necessario un lungo e complicato rituale dato che si chiede alla pianta solo l'effetto fisico. Però se si chiede alla pianta un insegnamento, una scoperta di mondi sottili o una esplorazione dell'inconscio, diventa indispensabile il rituale adatto, svolto con un atteggiamento interiore di sincera valutazione per non produrre l'effetto di una trasgressione prometeica in fin dei conti dannosa. La marijuana non è una sostanza, termine che la oggettivizza e la spoglia della sua dimensione viva, energetica, spirituale. È prima di tutto una pianta sacra. Il modo abituale dell'uso attuale la riduce a un semplice prodotto di consumo, secondo il tipico atteggiamento materialista occidentale. È lì che si incontrano oppositori inflessibili e difensori accaniti: sono entrambi rigidi seguaci di un materialismo virulento, agenti promotori di una mentalità dittatoriale, nascosti nel gruppo dei negatori del cuore. Come conclude saggiamente Daniélou: «È a causa della sua incomprensione della realtà del mondo sottile che il materialismo moderno è divenuto la vittima di sé stesso.» È giunto il momento di trovare strade che consentano di proteggere l'accesso alle piante sacre, creando le condizioni di un avvicinamento rispettoso, controllato, guidato, garante dell’innocuità e di una autentica esperienza spirituale. Il motto occidentale “tutto, adesso e senza costo”, lo stesso che issano i tossicodipendenti in quanto perfetti rappresentanti di questa società desacralizzata, non ha validità in questa terza via. Questo motto esemplifica un comportamento dipendente, matrice psichica che purtroppo predomina tra i consumatori di marijuana. La soluzione sarà progressiva, non immediata e con un costo individuale quanto collettivo che include per ciascuno la sua propria quota di sofferenza ‘liberamente’ accettata. Bibliografia Daniélou Alain, 1992, “Las divinidades alucinógenas”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp. 25-29. Giove Rosa, 1996, “Medicina Tradicional Amazónica en el tratamiento del abuso de drogas: Experiencia de dos años y medio (92-94)”, CEDRO, Lima, 135 p. Mabit Jacques, 1992, “De los usos y abusos de sustancias psicotrópicas y los estados modificados de conciencia”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp.13-23. Mabit Jacques 1995, “El saber médico-tradicional y la drogadicción”, El Filósofo Callejero, No 7, Abril 1995, Santiago de Chile, pp.10-16. Jacques Mabit, Direttore di Takiwasi Centro di Riabilitazione di tossicodipendenti e di ricerca delle Medicine Tradizionali, Tarapoto, Perù. Pubblicato in rivista Takiwasi N°5 1997.
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Santa Giuliana di Cornillon o di Liegi

Milan Refugees - Sun, 05/04/2015 - 08:50

Santa Giuliana di Cornillon o di Liegi

Vergine dell'Ordine di S. Agostino

  G iuliana nasce tra il 1191 e il 1192 nei pressi di Liegi, in Belgio. Perde i genitori da piccola e, con la sorella Agnese, viene affidata alle cure delle monache agostiniane del convento-lebbrosario di Mont-Cornillon. Lì vicino c’è anche una comunità di “beghine”, donne che fanno vita comune sotto una regola, ma senza essere monache: lavorano, pregano, assistono i malati di lebbra. Giuliana si fa invece monaca (cc 1207) e, dopo qualche tempo, si comincia a parlare di sue visioni, di rivelazioni...   Ne scriverà la vita un chierico di Liegi, senza però averla conosciuta, dando scarsa importanza alle date e non distinguendo bene le vicende comuni dalle soprannaturali. Però fa emergere un fatto certo: l’influenza di Giuliana sulla Chiesa del tempo (e di sempre). Ecco una delle sue visioni, che poi si ripeté più volte nelle sue adorazioni eucaristiche: la visione presentava la luna nel suo pieno splendore, ma attraversata da una misteriosa striscia buia. Il Signore le fece comprendere  il significato: la luna simboleggiava la vita della Chiesa sulla terra, la linea opaca rappresentava invece l’assenza di una festa liturgica che onori il Corpo di Cristo sacrificato per l’umanità.   Questa visione lei la tiene vent’anni per sé, e infine la confiderà solo alla romita Eva e alla beghinaIsabella, infermiera dei lebbrosi. Le tre donne coinvolgono preti e frati, comunità, parrocchie. Vengono a parlare con Giuliana i vescovi di Cambrai e di Liegi. A quest’ultimo, Roberto di Thourotte, lei chiede di istituire subito in diocesi quella festa, che si chiamerà del Corpus Domini. Molti però sono contrari, il vescovo esita. Ma Giuliana va giù per conto suo, facendo già preparare in latino l’Ufficio (preghiere, letture, canti) per la nuova celebrazione. Quando si conosce in giro quel testo (che comincia con le parole Animarum cibus) se ne appassionano un po’ tutti: è letto, spiegato, cantato.   Così sospinto, nel 1246 il vescovo istituisce la festa diocesana del Corpus Domini. Sosteneva l’iniziativa anche l’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon, di Troyes (F). Fu proprio lui che, divenuto Papa, nel 1261, con il nome di Urbano IV (1261-1264), nel 1264 istituì la solennità del Corpus Domini come festa di precetto per la Chiesa universale, il giovedì successivo alla Pentecoste. Nella Bolla di istituzione, intitolata Transiturus de hoc mundo (11 agosto 1264) Papa Urbano rievoca con discrezione anche le esperienze mistiche di Giuliana, avvalorandone l’autenticità.   Giuliana non vedrà queste cose. Priora del monastero di Mont-Cornillon nel 1230, instaura una disciplina rigorosa che non piace a tutti: nel 1248 lascia la carica, e si ritira in clausura a Fosses, presso Namur, dove muore dieci anni dopo : 5 aprile 1258. Il corpo viene poi sepolto nell’abbazia cistercense di Villers. Ma lei ha fatto in tempo a sapere che, dopo Liegi, anche la Germania occidentale (1252) già festeggiava il Corpus Domini.

Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI: >>> Santa Giuliana di Cornillon

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Pasqua di Risurrezione del Signore

Milan Refugees - Sun, 05/04/2015 - 08:48
Pasqua di Risurrezione del Signore Dal Messaggio « Urbi et Orbi » di Sua Santità Benedetto XVI Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero! Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di sant’Agostino: “Resurrectio Domini, spes nostra – la risurrezione del Signore è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261, 1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci la speranza (cfr ibid.). In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19). Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna. La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è apparso agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea. L’annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza rimane un’illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l’annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici, riportata anche dal libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo 1,10). Sì, rispondiamo: nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa” (Sequenza pasquale). Questa è la novità! Una novità che cambia l’esistenza di chi l’accoglie, come avvenne nei santi. Così, ad esempio, è accaduto per san Paolo. Più volte, nel contesto dell’Anno Paolino, abbiamo avuto modo di meditare sull’esperienza del grande Apostolo. Saulo di Tarso, l’accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco incontrò Cristo risorto e fu da Lui “conquistato”. Il resto ci è noto. Avvenne in Paolo quel che più tardi egli scriverà ai cristiani di Corinto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Guardiamo a questo grande evangelizzatore, che con l’entusiasmo audace della sua azione apostolica, ha recato il Vangelo a tante popolazioni del mondo di allora. Il suo insegnamento e il suo esempio ci stimolano a ricercare il Signore Gesù. Ci incoraggiano a fidarci di Lui, perché ormai il senso del nulla, che tende ad intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che promanano dalla risurrezione. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono tenebre / e la notte è luminosa come il giorno” (139[138],12). Non è più il nulla che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato, perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito (v. 8). Se è vero che la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e di donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. [...] Resurrectio Domini, spes nostra!La risurrezione di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speranza, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza, che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Oggi la Chiesa prega, invoca Maria, Stella della Speranza, perché guidi l’umanità verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasquale, l’Agnello che “ha redento il mondo”, l’Innocente che “ha riconciliato noi peccatori col Padre”. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il nostro Alleluia !© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana Surrexit Dominus vere, alleluia! >>> Hallelujah - Choir of King'
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TANTI AUGURI DAI RAGAZZI DEL TEAM!!

Milan Refugees - Sat, 04/04/2015 - 15:56
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INTERROGAZIONE DISTRIBUZIONE VOLANTINO SATRIANO INFORMA LA VIGILIA DI PASQUA

Milan Refugees - Sat, 04/04/2015 - 14:48
Premessa è prerogativa della maggioranza poter rispondere alle minoranze con gli strumenti piu’ consoni. è prerogativa della giunta e del Sindaco informare la cittadinanza sull’attività amministrati- va e gravare sulle spese comunali per la stampa di tutti i formati utili a tale scopo DATO Che il volantino distribuito il giorno della vigilia di Pasqua dai dipendenti comunali e a spese della collettività è un volantino politico del gruppo Pietrafesa Futura, in quanto si difende in maniera politica difronte agli attacchi dei gruppi Satriano insieme e sartiano 2050 l'operato del sindaco e della giunta; VISTO Che il volantino, a mio parere, edito a spese del comune ma che difende le istanze e la visione della maggioranza, lede ed inclina il clima Pasquale e la sensibilità dei veri cattolici quelli che non ostentano sugli altari e che rispettano la liturgia e la tradizione popolare che vuole la pas- sione e la resurrezione di Cristo quale momento sabbatico di riflessione e di ecumenismo; con l’intento di dover espletare al meglio la sua funzione di vigilanza e di controllo in qualità di consigliere di minoranza; interrogazione volantino satriano informa
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RISPOSTA AD INTERROGAZIONE MERCATO BELVEDERE

Milan Refugees - Sat, 04/04/2015 - 14:44
HANNO RISPOSTO ALLA CONSULTAZIONE PER IL MERCATO 139 PERSONE! EBBENE 300 PERSONE NEL 2014  NON SONO SERVITE A MODIFICARE IL PIANO TRAFFICO SENZA SOMMARE QUELLE CHE ADERIRONO ALLA RACCOLTA FIRME NEL 2010! RISPOSTA iallorenzi mercato
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SCHEDINA FALCHI

Milan Refugees - Fri, 03/04/2015 - 22:27
BARDOLEAGUE-FANTOMAS X2 MZ JONES-BORIO E SPEGIO 11 AS PUMA-LUCKY LOSER 12 TRE TITULI-I TRE MOSCHETTIERI 12 FALCHI-ANNIBAL 22 BACARDI-FRANKVILLE 21 ALTA TENSIONE-LONGOBARDA 11 ENZO-CAPITAL TEAM 11 CICCIO E PIPPO-REAL PREONDA 12 INCOMPATIBILI-BOMBER 1X
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SQUADRA FALCHI

Milan Refugees - Fri, 03/04/2015 - 22:23
BUFFON ABATE EDENILSON CHIELLINI SALAH JOAQUIN DE JONG IZCO DYBALA DJURIC PINILLA. A DISP; STORARI CANNAVARO DOMIZZI SAVIC FARNERUD NOCERINO CASCIONE TAVANO PALLADINO TOTTI
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Lode all’inviolato Strootman, salvo per sfiga dal naufragio Roma

Milan Refugees - Fri, 03/04/2015 - 20:51
Della nostra sventura nessun si rallegri / ma pregate Dio che tutti noi assolva.

(François Villon)

Sparì dal campo un brutto giorno di gennaio mentre, corrucciato e svelto come sempre, seminava il panico tra le fila nemiche. Colpito e affondato, come qualche mese prima. Quando dovette rinunciare ai mondiali, Kevin Strootman. Che sfiga. Che fregatura non far parte della selezione Oranje che riabilitò al mondo il buon nome di Van Gaal e si tolse lo sfizio, oltre che del terzo posto finale, di rifilare cinque pappine ai boriosi spagnoli acchiappatutto. Ginocchia di cristallo, guai su guai. Che ci vuoi fare, sono questi i rischi di chi con un pallone tra i piedi riesce a diventare eroe in una piazza esigente e calorosa come quella della Roma giallorossa. Sparì dal campo un brutto giorno e il suo campionato finì. Stavolta non senza fregatura. E la sfiga non s’è proprio accanita. C’è pochissimo da invidiare alla Roma di oggi, tanto brutta che a confronto il declino del tristo Hollande in Francia diventa una soave barzelletta. E come sempre accade, quando mancano, gli eroi non affondano. Strootman non cola a picco sul Titanic giallorosso. Kevin ha fatto guadagnare la pagnotta agli angeli del Purgatorio per gli improperi lanciati dai romanisti alla sorte e all’avverso volere divino. La situazione è quella che è: Yanga Mbiwa riabiliterebbe pure Renato Portaluppi, i greci vanno peggio della loro economia. E poi c’è lo spogliatoio più litigioso del Partito democratico, diviso (strombazzano le cronache e i bene informati) tra la setta dei senatori romani de’ Roma, i “nuovi” e i “rottamatori”. Rudi Garcia, ghigna dura ma voce attoriale gradevole anche quando si traveste da Mazzarri franco-trasteverino, gode dei favori della piazza. Non tutti, però, amano più Totti. Spiegamoci: Totti è una leggenda, un mito, una bandiera, un folle che purga ancora la Lazio nel derby e si fa i selfie sotto la curva. Però, sulla soglia dei 40 anni, non regge più fisicamente – come è ovvio – una partita dall’inizio alla fine. Capitano ingombrante con il suo eterno erede De Rossi, protagonisti di un rapporto quasi edipico e cannibalesco che però non scoppia, nonostante tutto, come accadde a Berlusconi e al suo (ex) delfino Fini. Però questo prodigio di equilibrio a parte della tifoseria ormai inizia a star stretto. Così come stanno stretti i panegirici dei fantascientifici americani al timone della società. Pallotta e Baldini, il nuovo stadio, la storia e i treni per l’Europa. E il denaro, maledetto, sempre lui. https://www.youtube.com/watch?v=WX2XJs61UcM Kevin Strootman rimane lì. Costretto all’inattività dall’ennesimo infortunio, è l’unico che possa avere ancora voglia di scherzare. Non è vero che lo ha ingaggiato l’Olginatese, ma lui s’è divertito a fare il pesce d’aprile ai già incazzati tifosi. Che non possono avercela con lui, anzi. Scassato e convalescente, come una bella donna che lascia la festa per il mal di pancia e, un quarto d’ora dopo che se n’è andata, crolla il soffitto della sala da ballo. Come l’eroe costretto all’immobilità che fa sospirare: “Se ce stesse Strootman. E se ce stesse pure Castan”. Inviolato, “grazie” alle disgrazie. L’assenza che non è diserzione ma si traduce in anelito di grandezza impossibile. Almeno per il momento.  

(rassegna stampa, Barbadillo.it)

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