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milano: Libertà di manifestare per i rifugiati e per tutti

Questo appello è stato deciso dalle associazioni, le persone, ed i rifugiati presenti alla assemblea di martedì 16 giugno in Piazza Oberdan

La polizia di Milano, sull’esempio di Maroni, si accanisce sui rifugiati.

La polizia di Milano, sull’esempio di Maroni, si accanisce sui rifugiati.

Difendiamo il diritto di asilo dei rifugiati di Milano

Il giorno 11 maggio la Questura di Milano ha comunicato a 4 profughi di Milano che erano esponenti della lotta per l’accoglienza e l’alloggio, l’avvio della procedura di revoca del diritto di asilo e del permesso umanitario. Oggi 19 maggio i 4 rifugiati colpiti dal provvedimento sono convocati a Roma per questo motivo dalla Commissione asilo.

Comunicato dei rifugiati di Milano

We are refugees from Ethiopia, Eritrea, Sudan and Somalia and we escaped from blood suckers dictatorship governaments. We are here for protection.

Before anything our problem is not politic but it’s humanitarian. Again we will ask the Italian state to respect our right because now is the right time.

We live in the street like rubbish inside garbages and we are obliged to live in Italy because our digital finger prints are stored into Italian state, according to Dublin agreement.

milano assemblea pubblica domenica 17 ore 16.00

Appello
ACCOGLIENZA E SOLIDARIETÀ PER I PROFUGHI

Alcune centinaia di profughi tra cui più di 30 donne e bambini del Corno d’africa (Eritrea, Somalia, Etiopia, Sudan), si sono uniti per far vivere le loro ragioni e per farle conoscere, di fronte all’indifferenza della giunta comunale, e delle altre istituzioni. Dopo aver occupato un palazzo sfitto ed abbandonato da anni a Bruzzano, per trovare un alloggio provvisorio. Sono stati mandati via con la forza, con manganellate come criminali,

Addio a Mama Africa tra solidarietà, diffidenza e banalità

Negli ultimi giorni siamo stati inondati da fiumi di parole sulla scomparsa di Miriam Makeba, fiumi a cui sarebbe inutile aggiungere altro. Vorrei solo provare a raccontare l’emozione di chi l’amava da anni come personaggio e come artista, e quella sera era lì, a vivere un’emozione che non può essere descritta, ma solo condivisa.

Confesso che sono tra quelli che avevano storto il naso nel vedere il nome della grande Miriam accostato a quello di Maria Nazionale, ma poi, riflettendo sullo spirito di quella serata, aveva apprezzato quello che al di là di ogni retorica e strumentalizzazione era voler condividere un momento di festa contro la paura e l’indifferenza. Paura di un luogo dove i diritti sono umiliati, dove si vive da schiavi e ci si ricorda della dignità di fronte alle stragi.

Paura, retorica e strumentalizzazione che si avvertivano nell’aria avvicinandosi al luogo del concerto, nei visi degli immigrati a cui ci si accostava per chiedere un’indicazione, in quelli dei militari in assetto da guerra che l’indicazione la davano, magari sbagliata, senza che gliela si chiedesse. Nelle parole dei politici che blaterano di stato e antistato e nella presenza sul palco di logorroici presentatori televisivi con il loro carico di banalità di cui non si sarebbe sentita la mancanza.