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Ad un anno dalla morte di Ibrahime Diop.Per non dimenticare.

Per non dimenticare, visto che la magistratura dimentica……

Il 18 agosto 2005 a Napoli nel corso di una rapina viene barbaramente accoltellato e ucciso un giovane senegalese,si chiamava Ibrahime Diop e aveva 24 anni. La famiglia di Ibrahime e l’associazione “3 febbraio” si costituiscono parte civile. Dopo pochi giorni in un campeggio in Puglia viene arrestato un giovane napoletano, è l’assassino di Ibrahime.Identificato anche grazie al contributo offerto dall’unico testimone oculare,un immigrato irregolare senegalese che era in compagnia di Ibrahime e che per testimoniare al processo aveva ottenuto un permesso speciale per motivi di giustizia.
Nel luglio 2006 viene fermato ed arrestato proprio il testimone, divenuto nel frattempo nuovamente irregolare sul nostro territorio perché quel permesso speciale dato per motivi di giustizia era scaduto in quanto il processo a carico dell’assassino di Ibrahime era stato già celebrato.

Il nostro dolore resta profondo anche perché solo per caso abbiamo saputo che il processo si è concluso con la condanna dell’omicida ma senza la convocazione della famiglia di Ibrahime e il suo legale,senza il testimone, né dell’associazione “3 febbraio”.
Il giudice Marotta riconoscendo l’errore ha chiesto formalmente scusa, mentre il P.M. Parascandolo si è rivolto con arroganza infastidita dal risentimento da noi manifestato.
Non basta dire che è un errore o fare le scuse per questa grande mancanza.
Come è possibile che in un omicidio così grave, che ha sollevato la coscienza della gente onesta di Napoli, non sono stati chiamati in giudizio né il testimone dell’omicidio,né la famiglia dell’ucciso? E’ grave che questo illecito giudiziario passi sotto silenzio.
Eppure sappiamo molto bene come procedono le autorità in caso di fermo di ambulanti che vendono falsi, infatti il giudice come prima istanza convoca subito quale parte offesa le grandi case di moda. Come è possibile che al processo per la morte di Ibrahime i familiari che immediatamente si erano costituite persone offese nel reato non siano stati avvisati della celebrazione del processo? Dobbiamo pensare che l’omicidio di uno straniero non preveda legittimati? O che gli esseri umani valgono meno delle merci soprattutto se immigrati!
In Senegal come a Napoli tante persone che l’anno scorso si sono attivate chiedendo giustizia e verità per Ibrahime lo stanno pensando con molta inquietudine.
Ci dispiace ritornare ad un anno dalla morte di un nostro fratello a misurare il razzismo e la negligenza della giustizia italiana. Avremmo voluto ricordare la grande solidarietà che pure si è sviluppata nei giorni immediati all’omicidio perché cresca e sia una base nuova di convivenza. Questo grande atto di ingiustizia però non ci scoraggia,anzi vorremmo che tutte le persone che ci hanno dato forza e sostenuto in quei giorni tornino a far sentire la loro voce perché non venga dimenticato il sacrificio di Ibrahime. La famiglia segnalerà agli organi preposti la condotta illegittima quanto meno sanzionabile sotto l’aspetto disciplinare e ci aspettiamo che sia data loro soddisfazione, per quanto sia possibile, alla loro indignazione e che questo grave danno sia riparato.

Associazione nazionale antirazzista ed interetnica 3 febbraio-Napoli
Diop Madiop (fratello di Ibrahime )