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Primo Marzo: Quale libertà per chi la pensa diversamente?

Scriviamo per denunciare un episodio vergognoso di attacco e di censura verso l’associazione Antirazzista Interetnica 3 Febbraio che da anni si batte contro il razzismo ed è in prima fila nelle lotte dei fratelli e delle sorelle immigrati (ultima è quella che ci vede impegnati a Sant'Antimo contro lo sgombero di 40 immigrati da parte del comune).
Abbiamo partecipato con la nostra associazione al corteo di Napoli nelle forme che abbiamo ritenuto opportune e cioè senza aderire, ma portando il nostro punto di vista per far riflettere chi lo volesse.
L’iniziativa si presentava vaga e confusa tanto che Livia Turco, fondatrice dei CPT (oggi CIE) e “Farefuturo”, fondazione di Gianfranco Fini, hanno dato la loro adesione entusiasta. La stessa responsabile nazionale del Primo Marzo auspicava che aderissero anche “i leghisti illuminati”.
Chiariamo che partecipare non significa aderire per forza, anzi rivendichiamo il diritto di pensarla diversamente, di far riflettere le persone e di saper essere in minoranza nei vari contesti in cui partecipiamo dicendo sempre la verità.
Nelle nostre assemblee e nelle nostra manifestazione la parola è data sempre a tutti, a partire proprio dal 3 Febbraio 1996 nella manifestazione che ha dato origine alla nostra associazione, quando facemmo intervenire l’allora responsabile della Rete Antirazzista Dino Frisullo che aveva cercato in tutti i modi di boicottare la manifestazione.
Lo facemmo perché per noi la libertà e il dialogo sono un principio concreto nel rispetto reciproco non uno slogan o una concessione. A Napoli invece, nonostante i grandi appelli del comitato promotore Primo Marzo a che ognuno portasse in piazza la propria creatività, in barba ad ogni minimo criterio della democrazia (e poi semmai si fanno pure le manifestazioni per difenderla!) c’è stata la censura imposta da un fantomatico comitato di immigrati e cioè i soliti pochi che decidono per tutti.
Dopo che decine di fratelli immigrati ci avevano invitato a parlare, quando ci siamo avvicinati al microfono del camion è stato impedito a Gianluca Petruzzo (responsabile dell’A3F, per caso e non per scelta nato in Italia) di prendere la parola da alcuni sedicenti “organizzatori” del comitato “primo marzo” e a poco sono valse le deboli rimostranze di altri “organizzatori” perché, a detta dei primi, a decidere dovevano essere gli immigrati.
Ad un certo punto si è creata una forte tensione. Tanti immigrati, e in particolare i fratelli di Sant'Antimo con cui stiamo lottando in questi mesi, avrebbero voluto un nostro intervento.
Abbiamo lasciato perdere perché, come è nostro costume, non ci ingaggiamo in questo genere di lotte, ma in altre ben più serie.
La riflessione che ci viene da fare è che se questa è la prospettiva del “primo marzo” penso che la gente seria di questo paese, le persone che hanno a cuore la solidarietà e la libertà, dovrebbero riflettere. Se nella fumosa categoria di antirazzismo c’è chi vuole vietare di esprimere le proprie idee a chi da anni si impegna per i diritti degli immigrati allora i problemi sono seri.
Anche il fatto che a censurare siano gli immigrati ci inquieta molto. Sappiamo che non basta essere immigrati per avere una prospettiva di una società aperta, libera e solidale da costruire. Ce lo dimostrano le guerre dell’”integrato” Obama o dell’immigrato Sarkozy.
Ebbene noi ci battiamo per un altro mondo contro l’esclusione e il razzismo in nome dell’accoglienza e del rispetto. Purtroppo in linea con la logica di integrazionismo e di divisione che ha segnato questa iniziativa, gli organizzatori di Napoli hanno ritenuto giusto censurare un’associazione di immigrati e antirazzisti che dal 3 Febbraio 1996 al 17 ottobre 2009 sta rappresentando una garanzia di protagonismo e di libertà in questo paese per miglia di persone.
Se la libertà che gridavano dalle trombe in manifestazione è quella degli organizzatori del comitato “primo marzo” a Napoli c’è davvero da preoccuparsi e se il censore è un immigrato non pensiamo che faccia tanta differenza.
Dalla vicenda ci appare ancora più chiaro quanto la logica integrazionista e il vago antirazzismo che tengono insieme in questa iniziativa tanto Fini che Livia Turco, tanto il giornale di Confindustria che l’UGL o RDB non porti a niente di buono.
Se è questo il mondo che stanno preparando davvero c’è da essere preoccupati. Se invece non è questa la sensibilità diffusa nel festoso happening (visto che di sciopero non si è vista nemmeno l’ombra) del “primo marzo”, allora ci aspettiamo che qualcuno si dissoci e si faccia sentire.

Associazione Nazionale Antirazzista Interetnica 3 Febbraio